I colori e i sapori della terra


A pochi chilometri da Udine, sulla sinistra del torrente Torre, si adagia Buttrio, località immersa nel verde e nei vigneti. La zona collinare del comune di Buttrio fa parte del complesso che si estende dal rio Rivolo, ruscello che attraversa il territorio comunale in tutta la sua lunghezza, fino alle rive del fiume Natisone. L’intero gruppo di rilievi è di origine eocenica; la loro formazione risale a 35-40 milioni di anni fa, quando tutta l’area era una tranquilla laguna salmastra ricca di ricci di mare, i cui fossili ancora oggi si possono trovare. Oggi le colline del comune, in prevalenza coltivate a vigneto, sono ancora ricche di boschi di riborie, castagni, querce e qualche rara pianta di olmo e bosso.

Il ritrovamento di numerosi strumenti in selce del periodo Neolitico testimoniano la frequentazione delle pendici collinari da parte dell’uomo già nella preistoria, come ne sono testimonianza i numerosi reperti databili a fine Età del bronzo (1150-900 a.C.) e inizio Età del ferro (900-700 a.C.) rinvenuti sul colle castellano, il quale, per la strategica posizione dominate sull’argo aquileiese e su quello cividalese, in epoca romana fu sede di una torre di avvistamento. Insediamenti di ville rustiche, appartenenti a coloni romani, si dovevano poi trovare sul territorio pianeggiante in prossimità delle rive del torrente Torre e nei pressi di rio Rivolo sul rilievo dove oggi sorge la medioevale chiesetta di Santo Stefano. All’interno di tale chiesetta è stato infatti trovato, durante l’ultimo restauro, un lacerto di pavimento musivo di periodo romano.

La tradizione vuole che, tramontato il dominio dell’Impero romano, il re longobardo Alboino adibisse la zona a pascolo dei suoi cavalli. Le prime testimonianze scritte inerenti a Buttrio risalgono al 1000 d.C. circa, quando si trovava per la prima volta citato il nome Butrium, già allora si può ipotizzare la presenza di un castello sulla sommità del già citato colle che domina l’abitato. Più tardi, in seguito alla discesa in Friuli di nobili tedeschi, il castello di Buttrio viene citato con il nome tedesco di Haumberg. I documenti scritti si fanno più frequenti a partire dal 1219, quando i potenti signori di Buttrio si ribellano al patriarca di Aquileia appoggiando la città di Treviso.

La vicenda più violenta della storia del castello viene consumata nella notte del 10 febbraio 1306, quando Nicolò di Buttrio, scacciato un anno prima dai cugini, rientra nel castello con l’appoggio dei conti di Gorizia e mette a ferro e fuoco l’intero paese e i villaggi vicini: riconquistato dalle truppe patriarcali, il castello verrà distrutto. Negli anni successivi il castello viene più volte ricostruito e distrutto trovandosi sempre come oggetto di contesa tra Patriarcato e Contea di Gorizia, fino alla definitiva decadenza attorno alla metà del Quattrocento. Oggi dell’antico fortilizio non rimane più nulla se non la trecentesca chiesetta castellana dedicata ai Santi Gervasio e Protasio (visitabile), mentre l’attuale costruzione nota come villa Morpurgo eretta nel settecento, è caratterizzata da torrette in stile romanico di fine ottocento. Nei secoli successivi il territorio comunale dominato dalla Serenissima Repubblica di Venezia, come molti paesi del Friuli, subisce le violente scorrerie dei Turchi.

Nel 1815 il Friuli diviene una delle province austriache del regno Lombardo-Veneto; nel 1866 Buttrio passa all’Italia e nel corso del 900’ subisce la perdita ed il sacrificio di molti concittadini nelle due guerre mondiali. Buttrio è una terra di grandi vini, da tutti conosciuta ed apprezzata come zona del Friuli collinare da sempre vocata alla cultura della vite. In questi ultimi anni l’evoluzione del settore è stata qualitativamente notevole; con pazienza e dedizione i viticoltori hanno dato prova della loro passione producendo vini di ottima qualità, che unita alla serietà, ha permesso loro di affermarsi sul vasto mercato mondiale.

La produzione vitivinicola dei produttori di Buttrio spazia su tutte le qualità di vini rossi e bianchi che il turista e l’appassionato possono trovare nelle cantine presenti sul territorio comunale. Tuttavia da alcuni anni Buttrio ha indissolubilmente legato il suo nome ai vini AUTOCTONI della nostra Regione. Infatti dal 2010 la storica Fiera Regionale dei Vini una delle manifestazioni enologiche più antiche d’Italia (la prima edizione è datata 1932), è stata dedicata alla conoscenza e alla promozione dei soli vini provenienti dai vitigni autoctoni del Friuli Venezia Giulia, ed è la giusta occasione per mettere in risalto la qualità che solo i prodotti tipici ed unici possono vantare. La coltivazione, la difesa e la riscoperta dei vitigni indigeni sempre più spesso vengono intraprese con la finalità di creare prodotti di qualità a denominazione locale.

L’Italia può vantare il più alto numero di varietà vitivinicole del mondo e il Friuli Venezia Giulia offre a sua volta numerose tipologie di vini autoctoni, alcuni conosciuti, altri da riscoprire: ecco che a Buttrio, allora, curiosi e appassionati possono trovare al banco d’assaggio i celebrati Tocai Friulano, Verduzzo, Malvasia, Ribolla gialla, Picolit, Refosco, Terrano e i meno conosciuti Vitovska, Pignolo, Schiopettino. L’appuntamento è per i primi giorni di giugno nella splendida cornice di Villa di Toppo Florio e del suo secolare parco archeo-botanico. Nella stessa villa ha sede il Museo della Civiltà del Vino istituito dal Comune di Buttrio nel 1998. Esso rappresenta un doveroso atto di riconoscimento e di valorizzazione di quella plurisecolare vocazione e tradizione vitivinicola caratterizzante il territorio comunale posto a cavallo delle due rinomate zone DOC: “Colli Orientali del Friuli” e “Friuli Grave”. Il museo, nel recuperare l’antica cultura materiale della coltivazione della vite e della vinificazione, propone una testimonianza altrimenti destinata ad essere cancellata dalle nuove tecnologie.

Nel comprensorio della stessa villa si consiglia la visita del prezioso parco, che, con le sue essenze esotiche, è un raro esempio di giardino all’inglese di gusto romantico per la ricca presenza dei reperti archeologici aquileiesi della Collezione di Toppo. La presenza nel territorio di arte e curiosità suggeriscono le visite alla Parrocchiale di Santa Maria Assunta, al suo campanile con l’originale orologio a quadrante capovolto, alla chiesetta di Santo Stefano e alla villa Caimo-Dragoni, inoltre nella località di Vicinale la chiesetta di San Michele ed a Camino la chiesetta di San Giacomo e Casa Linussio.